Narrativa
Grandi temi: tutto passa, nulla cambia
La lettura di vecchio giornale ci ripropone questioni irrisolte di ieri e di oggi.
Mia madre aveva l’abitudine di foderare i cassetti dei comò, gli armadi ed i bauli con fogli di carta colorata acquistata in rotoli nella piccola cartolibreria del paese, e quando la carta colorata le mancava usava quella dei giornali che mio padre lasciava sulla sua scrivania.
Per mia madre i giornali più utili erano quelli “arretrati”. Ed è così che nel corso della mesta operazione di “manomissione” che tocca fare ad un figlio nei giorni di vacanza nella casa dei suoi “vecchi” che non sono più, che ho convenuto, con mia madre, sulla importanza dei giornali arretrati.
Nell’aprire un baule mi è capitato tra le mani un quotidiano nazionale del 25 agosto 2001, in prima pagina un titolo “idee contro la fame”; ecco tredici anni fa era fortemente avvertito il problema della fame nel mondo e di quello correlato della immigrazione e di come fosse impellente l’operare per una loro risoluzione.
Potremmo domandarci cosa in tredici anni sia stato compiuto. La risposta non posso e non voglio darla.
Dovremmo tutti quanti provare ad aprire i cassetti dei buoni propositi e scoprire che l’attualità, quando diventa passato, assume sovente i contorni della pia intenzione.
Scoprire che i problemi di ieri sono quelli di oggi se da un lato ci rincuora, il tempo è passato invano e dunque possiamo finanche illuderci che esso non sia trascorso, dall’altro ci rattrista, perché è innegabile che quello stesso tempo è stato segnato dalle nostre rughe.
Io penso che un giornale arretrato non dovrebbe mai mancare sulla scrivania degli uomini che contano, siano loro politici o altro; il lettore di oggi si troverebbe così a leggere notizie stantie ma nel farlo comprenderebbe che le cose importanti da fare, a differenza del “formaggio di fossa”, non si giovano della stagionatura né dell’invecchiamento in cantina al pari di un “robusto” vino rosso.
Le “cose importanti da fare” se lasciate a riposare in un vecchio “baule” non sono il segno di una sapiente arte volta a valorizzarne le proprietà aromatiche ed organolettiche, ma il segno di una colpevole, ed a volte imperdonabile, pigrizia.
Luigi Marcelli
(19 agosto 2014)
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