Vaticano
Papa Francesco: sono disposto ad andare in Kurdistan. Questa è la terza guerra mondiale.
Scioccanti dichiarazioni di Papa Francesco sul volo di ritorno dalla Corea. Solo qualche settimana fa aveva confidato di essere disposto ad andare a Gaza per fermare i bombardamenti. Confidenza smentita da padre Lombardi.
Solo poche settimane fa il portavoce della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, era stato costretto a smentire la confidenza fatta da papa Francesco ad una suora in merito alla sua disponibilità di recarsi a Gaza pur di fermare il conflitto in atto con Israele. Oggi è il papa stesso ad affermare nel corso una conferenza stampa improvvisata sul volo di ritorno dalla Corea che sarebbe disposto ad andare persino nel Kurdistan iracheno pur di fermare il massacro dei cristiani. E aggiunge: "Siamo entrati nella Terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti, a capitoli".
Il Papa ha poi chiarito che "In questi casi, dove c’è un’aggressione ingiusta, soltanto posso dire che è lecito “fermare” l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo “fermare”, non dico bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si può fermare dovranno essere valutati. Fermare l’aggressore ingiusto è lecito. Ma dobbiamo avere memoria, quante volte sotto questa scusa di fermare l’aggressore ingiusto le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto la vera guerra di conquista. Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda Guerra mondiale c'è stata l’idea della Nazioni Unite, là si deve discutere e dire: c’è un aggressore ingiusto? Sembra di si, e allora come lo fermiamo? Soltanto questo, niente di più."
Forse in risposta alle critiche serrate alla posizione defilata del Vaticano sulle stragi di cristiani in Medio Oriente, che ha avuto in Antonio Socci il suo corifeo sui quotidiani, il papa ha precisato: "Sono disponibile ad andare in Iraq e credo di poterlo dire: quando con i miei collaboratori abbiamo avuto notizia di questa situazione, delle minoranze religiose e anche il problema in quel momento del Kurdistan che non poteva accogliere così tanta gente, abbiamo pensato tante cose. Abbiamo scritto prima di tutto il comunicato che ha fatto padre Lombardi. Dopo questo comunicato è stato inviato a tutte le nunziature perché fosse trasmesso ai governi. Poi abbiamo scritto al Segretario generale delle Nazioni Unite e abbiamo deciso di mandare là un inviato personale, il cardinale Filoni. Alla fine abbiamo detto se fosse stato necessario, dopo il ritorno dalla Corea, potevo andare lì, era una delle possibilità. Sono disponibile! In questo momento non è la cosa migliore da fare, ma sono disposto a questo".
Infine Francesco sollecitato ad esprimere una sua opinione in merito ai rapporti con la Cina, ha esclamato: "Se io ho voglia di andare in Cina? Ma sicuro, domani!".
Francesco Colafemmina
(18 agosto 2014)
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