Frasi forti del Prefetto
Il prefetto di Perugia: "Una madre che non si accorge che il figlio si droga è una fallita, si deve suicidare"
Il Direttore Enrico Michetti precisa: "Attenzione a non far ricadere su un Prefetto, magari esasperato, le gravi responsabilità delle famiglie prendendo a pretesto qualche frase provocatoria estrapolata da un discorso complessivamente condivisibile".
Non basta il dolore, il senso infondato di colpa, la disperazione. Una madre che lotta con la tossicodipendenza del figlio dovrebbe essere sostenuta, aiutata, incoraggiata. E non istigata al suicidio. Perché secondo il Prefetto di Perugia, Antonio Reppucci, “Se una madre non si accorge che il figlio si droga è una mamma fallita, ha fallito, si deve solo suicidare”. Guardando il video postato su Umbria24.it sulla conferenza stampa convocata dalle massime istituzioni del capoluogo umbro per tentare di far capire che Perugia non è la capitale della droga e che le descrizioni fatte negli ultimi tempi, anni, sono errate, si resta a bocca aperta di fronte a ciò che afferma un rappresentante del Governo.
Per difendere Perugia e risollevarne l'immagine alla conferenza avevano preso parte il procuratore generale della Corte d’Appello perugina Giovanni Galati, il questore Carmelo Gugliotta, il colonnello dei Carabinieri Angelo Cuneo e quello della Guardia di Finanza Vincenzo Tuzi e il neo prefetto Reppucci (dall'8 agosto scorso).
Il discorso del prefetto muove da un assunto forse anche condivisibile: il ruolo della famiglia, la necessità di fare di più. Ma quel ragionamento ad un certo punto degenera. Il prefetto afferma che ogni lunedì a guardare le patenti ritirate per alcol e droga si capisce che il problema è grande e stigmatizza il comportamento di quei genitori che minimizzano il fatto che un figlio si faccia uno spinello e si metta al volante: “Mio padre mi avrebbe tagliato la testa” afferma. Poi la prima degenerazione: “Spererei che qualche umbro tagli la testa al proprio figlio, così iniziamo a dare il buon esempio...”. Il prefetto sembra rinsavire: “Siamo in guerra contro chi spaccia e la combatteremo con le forze di polizia e la magistratura”, poi l'invito a coinvolgere anche il tessuto sociale: “Genitori, scuola, volontariato, parrocchie, lavoriamo tutti nella stessa direzione...”. Sulle droghe: “La droga fa male... Al di là delle ultime trovate su droghe leggere, droghe pesanti che secondo me hanno portato altri tipi di disorientamento perché magari nel giovane c'è il convincimento che le droghe leggere so' 'na strunzata, consentitemi il termine strunzata napoletanamente parlando...”. Quindi il discorso devia sulle mamme: “Bisogna stare attenti, bisogna che le mamme guardino... forse perché le mamme hanno più tempo, hanno più quel sesto senso per capire i disturbi dei figli, guardare a fondo negli occhi... anche perché le forze di polizia e la magistratura scusate eh, non è che possono fare da badante e tutore perché la famiglia arretra... Il cancro è lì...”. Poi la frase peggiore di tutte. Tra i presenti, il colonnello dell'Arma comincia a sentirsi sempre meno a proprio agio. Reppucci torna al concetto che le forze di polizia non possono fare da badanti e tutori, poi aggiunge: “Se uno mette al mondo dei figli deve pure stare attento ai figli, vedere la sera cosa fa, dopo la mezzanotte io vado in corso Vannucchi e vedere tutti questi giovani con le bottiglie in mano, tutti a bere, scusate, se io avessi un figlio lo prenderei a schiaffi a corso Vannucchi, in quelle condizioni...”.
“Ho sentito le dichiarazioni del prefetto di Perugia. Sono gravi e inaccettabili. Non può restare lì né altrove. Assumerò immediati provvedimenti”. Queste le dichiarazioni del ministro dell'Interno Angelino Alfano.
“Le frasi del prefetto di Perugia sono inaccettabili, specie per un servitore dello Stato. Sono grato al ministro Alfano per l'intervento” aggiunge in serata il Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
La difesa del prefetto di Perugia: “E' stato un gigantesco fraintendimento del senso che volevo dare alle parole. Nessuno vuole il suicidio di nessuno. Volevo solo scuotere”.
Giuseppe Bianchi
(22 giugno 2014)
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