Vaticano
La Sala Stampa della Santa Sede smentisce il Papa: nessuna scomunica per i mafiosi
Rispondendo alla Reuters padre Ciro Benedettini chiarisce come le frasi del Papa sui mafiosi non possano essere intese come una revisione del codice di diritto canonico.
Aveva detto "i mafiosi sono scomunicati". Così Papa Francesco fra le acclamazioni popolari in Calabria. Ma cos'è una scomunica e quando viene comminata? La scomunica è il divieto di accostarsi ai sacramenti e ve ne sono di due tipi, una implicita ed una esplicita, da comminarsi cioè da parte dell'autorità ecclesiastica.
Sulla mafia il pensiero della Chiesa è sempre stato chiaro, al netto delle posizioni un po' fumose di taluni sacerdoti locali che non hanno preso le distanze da "infiltrazioni mafiose" in feste patronali o manifestazioni ecclesiastiche, specialmente in Calabria e Campania.
Già Giovanni Paolo II nel 1993 fece tremare la Valle dei Templi ad Agrigento con un drammatico appello ai mafiosi perché si convertissero: "convertitevi - disse - un giorno verrà il giudizio di Dio". E mentre negli anni si sono succeduti documenti e appelli da parte della Santa Sede contro la mafia, nel 2010 fu Benedetto XVI a proclamare davanti ai giovani siciliani a Palermo, parole di fuoco: "La mafia è una strada di morte incompatibile con il Vangelo".
Papa Francesco ha ribadito lo stesso concetto, aggiungendo la questione della scomunica. La scomunica tuttavia viene evocata più come espediente retorico che come pena inflitta dall'autorità ecclesiastica. Spiega, infatti, padre Ciro Benedettini, direttore della Sala Stampa vaticana: "Le parole del Papa non erano un richiamo di un decreto del diritto canonico sulla scomunica che è un processo legale formale". Piuttosto: "si è trattato di un tentativo da parte del Papa di isolare i mafiosi nelle loro comunità".
Francesco Colafemmina
(24 giugno 2014)
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