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RIVOLUZIONE PAGAMENTI

Dal 30 giugno obbligo per tutti i lavoratori di accettare pagamenti elettronici sopra i 30 euro

Dopo il rinvio di dicembre entra in vigore l'obbligo di dotarsi di Pos per carte e bancomat. I pro e i contro nell'analisi della Cgia di Mestre.

In altri paesi le carte di credito, i bancomat, le carte ricaricabili sono utilizzate, addirittura, per pagare il parcheggio in strada, anche per 1 dollaro o meno, senza commissioni; per pagare il latte o le sigarette al market e alle stazioni di servizio; per pagare ai vari drive through ciambelle, hamburger o burrito.

L'Italia sta cercando di adeguarsi al nuovo che avanza, ma come spesso accade lo fa tra le polemiche. Il Governo ha deciso che dal 30 giugno ogni lavoratore, impresa, attività, dovrà accettare pagamenti con carte, per un minimo di 30 euro. Ed ecco la prima contraddizione: se è un obbligo, chi non lo rispetta dovrebbe essere soggetto a sanzione. In questo caso non è prevista alcuna sanzione. L'obbligo sarebbe dovuto entrare in vigore a dicembre, poi il rinvio. Da lunedì quindi, che siano bar, che siano avvocati, calzolai, idraulici, tutti i lavoratori dovranno dotarsi di Pos, l'apparecchiatura che permette i pagamenti elettronici direttamente sul conto del titolare e che, al contempo, garantiscono il pagamento immediato di una percentuale sulla spesa, e di eventuali commissioni e canoni di locazione dello stesso Pos se previsti. Qui sorge la dura polemica di chi è contro: si tratterebbe di un favore del Governo agli istituti di credito. Un danno per chi invece guadagna piccole somme di denaro alla volta che verrebbero ulteriormente tassate, e questa volta nemmeno dallo Stato. La norma però è nata anche con uno scopo preciso e lodevole: contribuire alla lotta all'evasione.

La questione è stata affrontata anche dalla Associazione Artigiani e Piccole Imprese – Cgia di Mestre che sostiene che al netto delle offerte contrattuali che alcune banche stanno proponendo ai propri migliori clienti, secondo le stime su un campione significativo di istituti di credito italiani, un’azienda con 100.000 euro di ricavo annuo, con il POS, tra canone mensile, canone annuale e la percentuale di commissione sull’incasso, dovrà sostenere una spesa media annua di 1.200 euro.

Oltre a questo, il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, solleva un altro aspetto molto penalizzante per una serie di attività di carattere artigianale: “Gli idraulici, gli elettricisti, i falegnami, gli antennisti i manutentori di caldaie, nonché i loro dipendenti e collaboratori, spesso si recano singolarmente presso la dimora o l’immobile del committente. Questo comporta che ciascun dipendente e collaboratore dovrà essere dotato di un Pos. Il legislatore ha idea di quali costi dovranno sostenere queste aziende?. La norma non fa distinzioni, e si rivolge a tutte le imprese che effettuano attività di vendita di prodotti e di prestazioni di servizi. Mentre nella relazione illustrativa alla norma si precisava che l’obbligo riguarda solo i soggetti che svolgono la loro attività verso i privati, nel testo finale della legge non vi è traccia di questa limitazione. Di conseguenza, una interpretazione letterale consente di affermare che sono obbligati a dotarsi di Pos anche coloro che effettuano un’attività verso altri imprenditori o lavoratori autonomi. Si pensi all’autotrasportatore, alle aziende subfornitrici, all’impresa di pulizie che lavora per gli studi privati o per gli enti pubblici, ai commercianti all’ingrosso. Tutte attività che nella prassi quotidiana ricevono già adesso pagamenti tracciabili”.

La contrarietà dell'associazione sta anche nel fatto che dovranno dotarsi di Pos anche le imprese che pur lavorando con i privati ricevono normalmente pagamenti tramite bonifico. Si pensi ai concessionari di auto, di moto, alle imprese edili che effettuano interventi di ristrutturazione. Sebbene non siano previste sanzioni per chi non adempie, la novità viene vissuta con “fastidio” e come un ulteriore costo per le attività economiche.

L'IPOTESI Ipotizzando un'azienda con un volume di transazioni pari a 100.000 euro sono stati applicati i costi medi come rilevati dai fogli informativi su un campione di 10 banche presenti a livello nazionale. Per ogni tipologia di Pos il costo varia, si passa dalla versione base a quella priva di collegamento con fili (Cordless) al modello che si utilizza anche fuori sede (GSM). Poiché le spese per l’utilizzo del Pos sono deducibili ai fini del reddito di impresa, accanto al “Costo totale” (somma del canone annuo e delle commissioni % sull’incassato), si è stimato il costo netto, cioè il costo totale al netto delle imposte che si risparmiano grazie alla deducibilità dell’onere in questione. I risultati dicono che al netto dei risparmi fiscali si andrebbe da un minimo di 1.183 euro ad un massimo di 1.240 euro annui (percentuali e canoni compresi).

Giuseppe Bianchi

(28 giugno 2014)

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