IMMIGRAZIONE
La mappa delle presenze degli immigrati: 61.536 nelle varie strutture di accoglienza
Da nord a sud la mappa del Ministero dell'Interno: guidano la classifica Trapani e Milano, poi Roma e Napoli. Da ieri via al riconoscimento dei corpi senza vita recuperati intorno a Lampedusa dopo le stragi di ottobre scorso.
Al 30 settembre, in Italia, erano presenti e quindi registrati, 61.536 immigrati. Persone ospiti dei vari Centri di primo soccorso e accoglienza (CPSA), Centri di accoglienza (CDA) e Centri di accoglienza per richiedenti asilo (CARA), Centri di identificazione ed espulsione (CIE).
Si tratta di strutture sparse in tutta l'Italia che permettono di tenere sotto controllo i flussi migratori. Sul sito del Ministero dell'Interno sono appena stati pubblicati i dati e le mappe delle presenze ( Clicca qui per il link ). La parte del leone la fa la Sicilia con 14.719 immigrati censiti. Si scende alla metà nel Lazio (7.822) e a 6004 in Puglia. Seguono Lombardia (5.653) e Calabria (4.558).
In coda la Valle d'Aosta con 59 immigrati ospiti di strutture temporanee, il Trentino Alto Adige con 461 immigrati e l'Abruzzo con 740.
Nella sezione dedicata alle presenze per provincia guida la classifica Trapani con 2.215 presenze, segue al secondo posto Milano con 1.950 e quindi Roma con 1.701 e Napoli con 956.
Molti di questi immigrati sono parte di quella folla umana che approda a Lampedusa, in Sicilia e in Calabria al termine di viaggi impossibili in condizioni disperate che, troppo spesso, si concludono tragicamente. E nel giorno in cui il Ministero ha pubblicato i dati, il Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse, il prefetto Vittorio Piscitelli, in sinergia con il Gabinetto del Ministro dell’Interno, ha sottoscritto un Protocollo d’intesa con il Rettore dell’Università degli Studi di Milano, il professor Gianluca Vago e il Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, il prefetto Mario Morcone, per favorire il riconoscimento e l'identificazione dei corpi senza identità delle vittime dei naufragi di Lampedusa del 3 e 11 ottobre 2013. Nel primo naufragio morirono almeno 330 immigrati provenienti dall'Eritrea, nel secondo le vittime furono 268 tra cui almeno 60 bambini su 480 “passeggeri” di un barcone che ha iniziato ad imbarcare acqua ed è affondato.
I familiari – si legge in una nota del Ministero dell'Interno - contattati dal Comitato 3 ottobre e dall’Associazione Borderline-europe-de e provenienti in massima parte da Paesi del nord e centro Europa, saranno accolti dal 1° ottobre p.v. per svolgere i colloqui alla presenza di medici legali dell’Università degli Studi di Milano, con l’ausilio di operatori di polizia scientifica, di mediatori culturali e psicologi dell’Associazione “Psicologi per i Popoli-Federazione”.
La procedura utilizzata prevede la visione, da parte dei familiari, del materiale documentale con i dati post mortem delle salme, già allestito in un archivio, da confrontare con gli eventuali dati ante mortem acquisiti dagli stessi. Nel caso il confronto porti ad un “sospetto di identità” saranno effettuati appositi riscontri con metodologia scientifica, individuata caso per caso. Metodologie illustrate dal prefetto Piscitelli a Repubblica.it: “C'è un book fotografico con scatti eseguiti a suo tempo dalla Scientifica. Le foto sono state organizzate dagli esperti dell'Istituto Labanof di Milano in modo da poter arrivare a un sospetto di identificazione. Con metodologie scientifiche appropriate applicate ai diversi casi - attraverso l'analisi di segni, impronte dentali ma a volte anche tatuaggi - si procede a un sospetto di identità. Si approfondisce quindi il caso con altre metodologie e ricerche, fino al tampone boccale e al Dna”.
Giuseppe Bianchi
(2 ottobre 2014)
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