Giustizia amministrativa
Abusi edilizi: le esigenze abitative non bloccano l'acquisizione al patrimonio comunale
Le conseguenze dell'inottemperanza all'ordine di demolizione nei principi sanciti dal Consiglio di Stato nella sentenza del 16 luglio 2015, n. 3555.
Forse non tutti sanno che non eseguire l’ordine di demolizione emesso dal Comune a fronte dell'abuso edilizio realizzato comporta l'acquisizione gratuita al patrimonio comunale non solo del bene e della relativa area di sedime, ma anche di quella necessaria, secondo le vigenti prescrizioni urbanistiche, alla realizzazione di opere analoghe a quelle abusive, purché l’area complessivamente acquisita non sia “superiore a dieci volte la complessiva superficie utile abusivamente costruita”.
Sulla base di tale premessa il Consiglio di Stato Sezione VI nella sentenza del 16 luglio 2015 n. 3555 ha evidenziato come in tali casi sia inutile sollevare davanti al Giudice amministrativo le problematiche abitative familiari che hanno determinato la necessità di procedere a realizzare un immobile in assenza del permesso di costruire.
Ad avviso del Consiglio di Stato, infatti, non esistono presupposti per valutare tali esigenze abitative, in contrapposizione all’interesse pubblico per la tutela del territorio in quanto il bilanciamento tra l'interesse privato e quello pubblico è già stato effettuato dalla legge, che impone il rispetto delle regole dettate per la trasformazione edificatoria del territorio stesso e prevede misure sanzionatorie a carattere vincolato, in presenza di abusi edilizi.
Il Comune, pertanto, non ha il potere di valutare le predette esigenze abitative, né le stesse possono essere prese in considerazione, come possibili cause invalidanti dell'ordinanza di demolizione e del provvedimento di accertamento dell'inottemperanza ed irrogazione della relativa sanzione.
Per approfondire leggi la sentenza
Enrico Michetti
La Direzione
(19 luglio 2015)
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