Reati contro la P.A.
Incarichi nella P.A.: quando con le dimissioni non si evitano gli arresti domiciliari
La pericolosità sociale. I presupposti per l'applicazione delle misure cautelari personali nella sentenza della Corte di Cassazione n. 3&224 del 14.9.2016.
"Nei reati contro la P.A., il giudizio di prognosi sfavorevole sulla pericolosità sociale dell'incolpato non è di per sè impedito dalla circostanza che l'indagato abbia dismesso la carica o esaurito l'ufficio nell'esercizio del quale aveva realizzato la condotta addebitata, purché il giudice fornisca adeguata e logica motivazione sulle circostanze di fatto che rendono probabile che l'agente, pur in una diversa posizione soggettiva, possa continuare a porre in essere condotte antigiuridiche aventi lo stesso rilievo ed offensive della stessa categoria di beni e valori di appartenenza del reato commesso".
È questo il principio sancito dalla Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione nella sentenza n. 38224 pubblicata il 14.9.2016 (Pres.: Carcano - udienza: 21.7.2016) con la quale è stata confermata l'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale che ha applicato la misura cautelare degli arresti domiciliari all'imputata nel momento in cui aveva definitivamente dismesso sia la carica di sindaco - nell'esercizio della quale essa avrebbe posto in essere le condotte a lei contestate di concussione, peculato, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione propria - che quella di consigliere comunale, mentre nell'esercizio della sua attività di dipendente della ASP non si era mai occupata del controllo delle estrazioni petrolifere cui si riferiscono le imputazioni.
In applicazione dei consolidati principi giurisprudenziali la Suprema Corte ha ritenuto immune da vizi l'ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari in quanto fornisce una motivazione del tutto adeguata circa i concreti elementi quali la dimostrata esistenza di una congerie di rapporti personali e politici della ricorrente con una pluralità di esponenti istituzionali e delle imprese costruita mediante l'elargizione di favori illeciti e nella permanenza delle logiche clientelari e affaristiche che hanno caratterizzato la consumazione dei numerosi delitti ascritti.
Sul pericolo di inquinamento probatorio, la Suprema Corte, inoltre, precisa nella sentenza che anche una consolidata rete di rapporti negli ambiti politico-istituzionali può dar luogo al pericolo d'inquinamento probatorio laddove, come nel caso di specie, tale rischio emerga, sulla base di precisi elementi indiziari, dalla personalità dell'Imputata e dalla dimostrata capacità di condizionamento di persone a lei legate da perduranti interessi politici ed economici può essere utilizzata per concordare versioni di comodo da offrire agli investigatori, ovvero di occultare o far occultare tracce documentali rilevanti nel processo.
La Direzione
(19 settembre 2016)
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